Borsellino, Falcone, Dalla Chiesa, Mattarella, Peppino Impastato, Don Giuseppe Puglisi, e tutte le forze dell’ordine che hanno perso la vita in nome della legalità, sorridono. I 100 passi sono sempre meno di 100 verso la criminalità e più di 100 verso la libertà.
23 GENNAIO 2023 ARRESTATO ANDREA BONAFEDE CON L’ACCUSA DI ASSOCIAZIONE MAFIOSA.
L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido. Bonafede ha prestato la propria identità, il boss era a piede libero con un documento falso, idem per la tessera sanitaria necessaria per le terapie e le visite mediche. Bonafede ha acquistato, secondo quanto da lui deposto, la casa di Campobello di Mazara per il latitante Messina Denaro, gli ha concesso l’utilizzo del bancomat e lo ha favorito nell’acquisto dell’auto la Giulietta. Il gip nella misura cautelare scrive: “Andrea Bonafede sarebbe un uomo d’onore riservato. Si è in presenza, in sostanza, sia pure, in termini di gravità indiziaria di un’affiliazione verosimilmente riservata di Bonafede per volontà del Messina Denaro”.
19 GENNAIO 2023 TROVATO TERZO COVO DEL BOSS. IL BOSS DESERTA L’UDIENZA.
La Polizia ha scoperto a Campobello di Mazara un terzo covo del boss. Il covo sarebbe vuoto e l’appartamento messo in vendita, gli inquirenti stanno accertando xla proprietà. Il boss dal carcere de l’Aquila, dov’è detenuto, deserta il collegamento in video conferenza con l’aula bunker del carcere di Malaspina di Caltanisetta, dove si celebra il processo in cui è imputato come mandante delle stragi di Capaci e via D’Amelio. Lo ha comunicato il presidente della Corte d’Assise d’appello.
18 GENNAIO 2023 TROVATO IL SECONDO COVO DEL BOSS DI MAFIA MATTIA MESSINA DENARO
Localizzato il secondo covo del boss, scoperto dai carabinieri e dal Gico della Finanza in una casa al primo piano di una palazzina di via Maggiore Toselli 34, a Campobello di Mazara, di proprietà di Errico Risalvato, 70 anni, assolto nel 2001 dall’accusa di mafia, ritenuto vicino al capomafia di Castelvetrano, il covo si trova a circa 300 metri dall’abitazione in vicolo San Vito, scoperto dall’analisi di alcuni dati catastali dagli investigatori del Gico della Guardia di Finanza. ll procuratore capo di Palermo Maurizio De Lucia in un intervista al Metropolis: “Ho avuto un breve colloquio con Matteo Messina Denaro, è durato qualche minuto. Gli ho spiegato che è nelle mani dello Stato e gli ho detto che avrà piena assistenza medica. Lui ha ringraziato”. Nel frattempo il boss, con la firma del guardasigilli Nordio inizia a scontare il 41 bis nel carcere di massima sicurezza a l’Aquila, nella larga cella di sicurezza di 10 metri quadrati, prende la sua boccata d’aria e viene curato. Perquisito il reparto di Oncologia dell’ospedale Sant’Antonio Abate, per avere un riscontro dell’esame istologico effettuato da Matteo Messina Denaro, ipoteticamente malato di tumore al colon. Il medico oncologo trapanese Filippo Zerilli è indagato per favoreggiamento del boss, eseguendo l’esame del dna per le cure chemioterapiche da sottoporre al boss che si presentava con il falso nome di Bonafede.
16 GENNAIO 2023 ARRESTATO IL MAFIOSO LATITANTE MATTEO MESSINA DENARO
“Mi chiamo Matteo Messina Denaro”
Sotto il falso nome di Andrea Bonafede si recava presso la clinica privata la Maddalena di Palermo per curarsi, accompagnato da Giovanni Luppino, di Campobello di Mazara in provincia di Trapani, accusato di favoreggiamento, il latitante, avrebbe dovuto sottoporsi ad un day hospital. La clinica, circondata dai militari col volto coperto. Un carabiniere si avvicina al latitante e gli chiede come si chiama. “Mi chiamo Matteo Messina Denaro”.
Il ricercato internazionale capo dei capi, amico del capo dei capi defunto Totò Riina, morto scontando il 41 bis, e mai pentito per i crimini commessi, è’ stato trasferito prima nella caserma San Lorenzo, poi all’aeroporto di Boccadifalco, per essere portato in una struttura carceraria di massima sicurezza. Ben vestito e corredato da orologio da 35 mila euro, appoggiato dalla borghesia capitalista, Mattia Messina Denaro inizia la sua avventura nel 41 bis. L’inchiesta che ha portato alla cattura del capomafia di Castelvetrano in provincia di trapani, è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido. Lo Stato oggi inizia il percorso sempre più vicino alla legalità. Il comandante dei carabinieri Teo Luzi,:”Matteo Messina Denaro è stato catturato grazie al metodo Dalla Chiesa, cioè la raccolta di tantissimi dati informativi dei tanti reparti dei carabinieri, sulla strada, attraverso intercettazioni telefoniche, banche dati dello Stato, delle regioni amministrative per portare all’arresto di questa mattina”. Procuratore De Lucia: “Le attività di intercettazioni sono indispensabili e irrinunciabili nel contrasto alla criminalità organizzata di tipo mafioso e non, senza le intercettazioni non si possono fare indagini”.
Forte la polemica in questi giorni in cui il guardasigilli Nordio polemizza sulla bontà delle intercettazioni nelle investigazioni, volendo limitare l’azione e cambiare la legge. Lo Stato oggi apre il capitolo accanto alla legalità, per anni le istituzioni hanno collaborato con la mafia e la mafia si è arricchita a danno del cittadino, sfruttando la sua debolezza e ramificando i suoi affari.
“C’è bisogno del ritorno di una politica forte e autorevole, che non faccia discorsi da qui a domani, che non trascorra le giornate a twittare e a ritritare, ma che faccia progetti di lungo respiro da qui a 20 anni, che programmi il futuro di una nazione. Solo in questo modo possiamo arginare le mafie, altrimenti continueremo solo a parlarci addosso”.
“Abbiamo una mafia che coi milioni di euro che ricava dallo spaccio di cocaina compra pezzi della pubblica amministrazione, corrompe, e quindi avanza e governa. E la politica è sempre più debole. La gente sul territorio si confronta con queste presenze mafiose, che hanno tanti soldi e stanno comprando tutto ciò che è in vendita”
“Il corso della democrazia e della legalità in Italia è completamente in mano ad una classe politica inadeguata rispetto al periodo storico che stiamo vivendo. Le mafie trovano spazio quando lo Stato presenta disorganizzazione“
2023
16 GENNAIO 2023 ARRESTATO IL MAFIOSO LATITANTE MATTEO MESSINA DENARO
“Mi chiamo Matteo Messina Denaro”
Sotto il falso nome di Andrea Bonafede si recava presso la clinica privata la Maddalena di Palermo per curarsi, accompagnato da Giovanni Luppino, di Campobello di Mazara in provincia di Trapani, accusato di favoreggiamento, il latitante, avrebbe dovuto sottoporsi ad un day hospital. La clinica, circondata dai militari col volto coperto. Un carabiniere si avvicina al latitante e gli chiede come si chiama. “Mi chiamo Matteo Messina Denaro”.
Il ricercato internazionale capo dei capi, amico del capo dei capi defunto Totò Riina, morto scontando il 41 bis, e mai pentito per i crimini commessi, è’ stato trasferito prima nella caserma San Lorenzo, poi all’aeroporto di Boccadifalco, per essere portato in una struttura carceraria di massima sicurezza. Ben vestito e corredato da orologio da 35 mila euro, appoggiato dalla borghesia capitalista, Mattia Messina Denaro inizia la sua avventura nel 41 bis. L’inchiesta che ha portato alla cattura del capomafia di Castelvetrano in provincia di trapani, è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido. Lo Stato oggi inizia il percorso sempre più vicino alla legalità. Il comandante dei carabinieri Teo Luzi,:”Matteo Messina Denaro è stato catturato grazie al metodo Dalla Chiesa, cioè la raccolta di tantissimi dati informativi dei tanti reparti dei carabinieri, sulla strada, attraverso intercettazioni telefoniche, banche dati dello Stato, delle regioni amministrative per portare all’arresto di questa mattina”. Procuratore De Lucia: “Le attività di intercettazioni sono indispensabili e irrinunciabili nel contrasto alla criminalità organizzata di tipo mafioso e non, senza le intercettazioni non si possono fare indagini”.
27 Aprile Rinascita Scott – Catturato il latitante Pasquale Bonavota tradito da un cellulare.
Il Reparto investigativo: «Eravamo pronti, siamo riusciti a localizzarlo nella Cattedrale di San Lorenzo e abbiamo chiuso il cerchio». Esibito un documento d’identità falso ai carabinieri intestato ad un cittadino di Sant’Onofrio
17 Aprile Guardia di finanza sequestrati 1.600 panetti di cocaina proveniente dalla Colombia lungo la costa orientale della sicilia, il carico stima un valore di oltre 400 milioni di euro
26 Gennaio Procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri “Operazione Olimpo” 56 Arresti
La Polizia di Stato ha eseguito un’operazione, coordinata dalla Dda di Catanzaro, per l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 56 persone accusate, a vario titolo, tra l’altro, di associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione, estorsione e sequestro di persona. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal Gip distrettuale di di Catanzaro su richiesta della Dda. Vengono contestati inoltre i reati di trasferimento fraudolento di valori, illecita concorrenza con violenza e minaccia e traffico di influenze illecite, aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa, rivelazione di segreto d’ufficio e associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione ed al riciclaggio di macchine agricole, aggravate dalla transnazionalità e dall’agevolazione mafiosa. Gratteri in conferenza stampa: “La provincia di Vibo Valentia è ad altissima densità mafiosa, qui c’è anche la massoneria deviata”. “È un’indagine in cui dal nostro punto di vista non ci sono gravi indizi di colpevolezza ma prove. I risultati sono stati ottenuti grazie alle intercettazioni telefoniche, tematiche, ambientali e pedinamenti. Noi crediamo di aver dimostrato questa notte dopo due anni di indagini un sistema capillare e sistematico di controllo di tutte le attività alberghiere e turistiche sulla costa tirrenica soprattutto provincia di Vibo con epicentro a Tropea e i paesi vicino Tropea”. “La ‘ndrangheta chiedeva e otteneva la tangente per qualsiasi tipo di attività che riguardava il sistema turistico, dai trasporti con l’autobus alla fornitura di generi alimentari e finanche il controllo del porto di Tropea. Abbiamo documentato come gli imprenditori fossero costretti a versare una tangente mensile anche del valore di 20mila euro”. Francesco Messina, direttore Sezione centrale anticrimine: “In questo territorio la repressione massiva almeno da quando lavoro con il procuratore Nicola Gratteri è sempre stata realizzata. Adesso abbiamo aggiunto un ulteriore elemento, la contemporaneità dell’attacco al patrimonio mafioso. Nell’indagine di oggi il sequestro di di beni per un valore di 250 milioni di euro è la prosecuzione naturale dell’azione investigativa sull’ala militare. Il potere ‘ndranghetista si manifesta con il condizionamento assoluto della libertà economiche e commerciale”. “Lo Stato deve mettere nelle condizioni questi signori di essere tutelati e quindi prima di chiedere la collaborazione deve anche in un contesto di questo tipo essere in grado di garantire la sicurezza. Ma questo lo Stato lo farà, passando attraverso una rigorosa attività repressiva che deve liberare il territorio da questi soggetti”. “Il contributo delle forze di polizia a procure della Repubblica sovraesposte e impegnate Io non credo che potrà mai venire meno. Penso che andiamo tutti nella medesima direzione: liberare questi territori. La Calabria non può rimanere una ruota di scorta del paese, deve poter rifiorire e questo stiamo cercando di fare”
16 Giugno Il Senato ha approvato la riforma dell’ordinamento giudiziario e del Consiglio superiore della magistratura.
Con 173 voti a favore, 37 contrari e 16 astensioni, il testo già vagliato dalla Camera viene confermato da Palazzo Madama, diventando così legge.
Gratteri: “Dire che il Governo mi ama è una bugia grande come questo teatro, la cosa è reciproca”. “La politica riesce a progettare solo da oggi fino alle prossime elezioni. Questo è il motivo della mia rabbia. E non resterò mai zitto per convenienza”
01 settembre Maxi Blitz a Cosenza Eseguite 202 ordinanze cautelari emesse dal Gip distrettuale del capoluogo su richiesta della Dda, diretta da Nicola Gratteri.
La legge Cartabia impone il bavaglio ai magistrati e all’informazione
09 Settembre Minacce al Magistrato Gratteri via social durante la diretta del pentito Bonaventura: “Campa poco Gratteri, come tutti gli uccellini“-
Il silenzio dello Stato è sempre più assordante. Gratteri non è solo, ha accanto a se il consenso del popolo, se la criminalità dovesse raggiungerlo la colpa cadrebbe sull’esecutivo che,ancora una volta non sa tutelare gli uomini che difendono la libertà dell’Italia.
09 Ottobre Nicola Gratteri in occasione dello speciale “Invisibili o condivisibili” del Matera Film Festival:
“Le mafie stanno appieno approfittando della crisi economica, stanno approfittando del fatto ce c’è sempre più richiesta di cocaina e con quei soldi stanno comprando tutto ciò che è in vendita, sono gli unici che hanno grande quantità di contante.
Il mafioso non è colluso con le istituzioni, è la politica che spesso va alla ricerca del capo mafia perché quando ci sono le elezioni il candidato sta sulla piazza, sulla strada quatto cinque mesi prima delle elezioni poi magari cambia pure la sceda telefonica per non essere disturbato. Mentre il capo mafia sta sul territorio 365 giorni l’anno, dà risposte drogate, risposte viziate, ma comunque dà risposte, quando sarà ora di votare la gente povera, gli emarginati. Gli ultimi che nessuno ha badato, si ricorderanno di votare il candidato prescelto dal capo mafia”. Sulla giustizia:” Con questo sistema giudiziario è inutile parlare di sconfiggere le mafie, abbiamo bisogno di altro, sicuramente non abbiamo bisogno delle riforme che sono state fatte in questo ultimo anno, perché le riforme dell’ultimo anno non hanno nulla a che vedere con la velocizzazione dei processi, non hanno nulla a che vedere con i problemi del contrasto delle mafie, purtroppo è stato un anno dannoso da questo punto di vista, per cambiare il giro di boa è necessario un sistema giudiziario rispetto alla costituzione molto forte”.
26 Ottobre Ndrangheta domina il narcotraffico, arresti in Calabria colpiti i clan
15 Novembre Inaugurazione della nuova sede della Procura della Repubblica di Catanzaro nello storico Ospedale militare.
La procura è stata fortemente voluta dal Procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri
12 Novembre Palermo, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia di Intitolazione dell’Aula Bunker della casa circondariale Calogero Di Bona “Ucciardone” a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
05 Maggio 2023 OMS dichiara la fine della Pandemia