Femminicidio Alessandra – Il carnefice le ha sfondato il cranio

Femminicidio Alessandra - Il carnefice le ha sfondato il cranio

Femminicidio Alessandra – Il carnefice le ha sfondato il cranio

Femminicidio Alessandra – Il carnefice le ha sfondato il cranio

Si era semplicemente innamorata di un ragazzo più giovane di lei Alessandra 56 enne.

Ma questa storia è diventata la sua prigione, tra scenate di gelosia e paura. Ovunque andasse dovevva giustificare il suo modo di vivere, l’altro, quello di cui si era innamorata, voleva controllarla, era ossessionato da un tradimento che non esisteva. E così Alessandra, non sapendo gestire la mente del suo assassino, si piega e cerca sempre più di isolarsi, condiziona la sua vita, arriva al limite di se stessa, trova il coraggio e denuncia.

Il 29 Luglio Alessandra si reca dai carabinieri a Bologna, città dove risiede e querela Giovanni Padovani

“Tutte le volte in cui io ho accondisceso alle richieste di Padovani è stato per paura di scatenare la sua rabbia”.

“Alla luce di tutte le occasioni in cui è riuscito ad accedere al condominio dove abito, ho sempre timore di ritrovarmelo davanti ogni volta che torno a casa, o quando apro le finestre”

Racconta quando il suo assassino a Febbraio ospite a casa di Alessandra violenta la vittima, non fisicamente, ma prendendo ciò che era suo e parte della sua vita per controllarlo

“Ho potuto constatare che erano state modificate sia le email che le password abbinate ai miei profili, sostituite con indirizzi di posta elettronica e password riconducibili a Padovani”. Ho rilevato anche che il mio profilo Whatsapp era collegato a un servizio che consente di visualizzare da un altro dispositivo tutti i messaggi da me inviati. Ne ho quindi dedotto che che nei giorni in cui era stato da me ospitato era riuscito a reperire tutte le mie email e le mie password che avevo memorizzato nel telefono”.

“Il nostro rapporto si basava sempre sull’invio da parte mia dei video che lui mi aveva chiesto e di videochiamate, ma questo non è bastato a frenare la sua gelosia, perché i dubbi sulla mia fedeltà non sono mai passati. Anche una semplice foto da me postata sui social e che inquadrava le mie scarpe appoggiate sul cruscotto dell’auto al rientro da una trasferta di lavoro era stata motivo di una sua scenata”.

 Giovanni Padovani, il 26 anni, non è messo agli arresti, mancano gli elementi!

La sera del 23 agosto l’ha assassinata a Bologna.

I risultati dell’autopsia hanno confermato l’aggressione disumana di Giovanni Padovani, colpi al cranio e lesioni al torace. Il referto del medico legale Guido Pelletti, ha riscontrato un emorragia dovuta allo sfondamento del cranio. Inutile la corsa in ospedale, Alessandra muore due ore dopo.

Il Gip, descrive la psicologia del carnefice, ossessionato dalla gelosia: “cagionavano un perdurante e grave stato di ansia e di paura”, la vittima ormai usava isolarsi per difendersi dall’uomo, “intensità del delirio maniacale”, appostamenti e chiamate.

A nulla è valsa la denuncia dei Alessandra, una legge troppo morbida per le donne vittime di violenza,

non basta isolarsi e denunciare, serve che la legge cambi e che a ogni donna o uomo a cui si accerta violenza subita abbia la giusta tutela attraverso l’assistenza da parte delle autorità e dei sevizi sociali. Serve che il carnefice sia bloccato e segua l’arresto cautelativo immediato a seguito della denuncia. Servono centri accoglienza che possano ospitare la vittima e difendersi dal carnefice, in modo che questo non sappia dove si trovi. Serve che nelle scuole si diffonda la conoscenza dei soggetti che possono essere presunti assassini, serve che la scuola accolga gli psicologi perchè è dalla scuola che si può comprendere e imparare come gestire il disagio sociale. Bisogna che il governo intervenga e che cambi questa mattanza di donne che si fidano.

Non vi sono giustificazioni per l’azione tardiva del Procuratore di Bologna Giuseppe Amato che si giustifica

“In questa vicenda non si può affatto parlare di malagiustizia”. La denuncia è stata raccolta a fine luglio, il primo agosto è stata iscritta e subito sono state attivate le indagini che non potevano concludersi prima del 29 agosto perché alcune persone da sentire erano in ferie. Dalla denuncia, non emergevano situazioni di rischio concreto di violenza, era la tipica condotta di stalkeraggio molesto”.

La frase “tipica condotta” riassume quanto sia debole la legge nei confronti della vita!

L’arresto dell’assassino

Il pm Domenico Ambrosino ha chiesto la convalida dell’arresto e la custodia cautelare in carcere per Giovanni Padovani. Il giudice del Tribunale di Bologna nell’ordinanza ha convalidato l’arresto e disposto la custodia cautelare in carcere per Giovanni Padovani

“La personalità dell’indagato animato da un irrefrenabile delirio di gelosia e incapace di accettare con serenità il verificarsi di eventi avversi, come la cessazione di un un rapporto per di più caratterizzato da incontri sporadici”, sono una “manifestazione di eccezionale pericolosità e assoluta incontrollabilità”.

Il guardasigilli Cartabia interviene sulla vicenda

chiede agli uffici dell’Ispettorato di “svolgere con urgenza i necessari accertamenti preliminari, formulando, all’esito, valutazioni e proposte”.

Una triste vicenda che deve portare un cambiamento verso la tutela delle donne.

Non è normale che, in uno stato democratico, che lotta per l’equità sociale e di genere, le donne siano ammazzate come maiali. Non è possibile che una donna debba avere paura di un mostro che decide di essere padrone della sua vita. La legge può e deve essere cambiata.

Non c’è un solo politico che in questa campagna elettorale abbia mai parlato dei veri baratri che la società italiana vive e come si possono sanare nel futuro incerto che ci aspetta. Litigano dei grandi problemi che non avranno mai un compimento immediato perchè sono intrinsechi ad un sistema che vuole soluzioni a lungo termine. Servono interventi immediati, non promesse da quattro soldi!

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