La Repubblica Italiana accoglie in parlamento il PNRR

La Repubblica Italiana accoglie in parlamento il PNRR. Draghi porta in Unione Europea il futuro dell’Italia.

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Il 25 Aprile 2021, il Governo ha trasmesso al Parlamento il testo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Il 26 Aprile 2021, il Presidente del consiglio Mario Draghi ha reso alla Camera dei Deputati le Comunicazioni in vista della trasmissione alla Commissione europea del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Signor Presidente, Onorevoli Deputati,

sbaglieremmo tutti a pensare che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, pur nella sua storica importanza, sia solo un insieme di progetti tanto necessari quanto ambiziosi, di numeri, obiettivi, scadenze. Vi proporrei di leggerlo anche in un altro modo. Metteteci dentro le vite degli italiani, le nostre ma soprattutto quelle dei giovani, delle donne, dei cittadini che verranno. Le attese di chi più ha sofferto gli effetti devastanti della pandemia. Le aspirazioni delle famiglie preoccupate per l’educazione e il futuro dei propri figli. Le giuste rivendicazioni di chi un lavoro non ce l’ha o lo ha perso. Le preoccupazioni di chi ha dovuto chiudere la propria attività per permettere a noi tutti di frenare il contagio L’ansia dei territori svantaggiati di affrancarsi da disagi e povertà. La consapevolezza di ogni comunità che l’ambiente va tutelato e rispettato. Ma, nell’insieme dei programmi che oggi presento alla vostra attenzione, c’è anche e soprattutto il destino del Paese. La misura di quello che sarà il suo ruolo nella comunità internazionale. La sua credibilità e reputazione come fondatore dell’Unione europea e protagonista del mondo occidentale. 
Non è dunque solo una questione di reddito, lavoro, benessere. Ma anche di valori civili, di sentimenti della nostra comunità nazionale che nessun numero, nessuna tabella potranno mai rappresentare.

Dico questo perché sia chiaro che, nel realizzare i progetti, ritardi, inefficienze, miopi visioni di parte anteposte al bene comune peseranno direttamente sulle nostre vite. Soprattutto su quelle dei cittadini più deboli e sui nostri figli e nipoti. E forse non vi sarà più il tempo per porvi rimedio. Nel presentare questo documento, al quale è strettamente legato il nostro futuro, vorrei riprendere, specie all’indomani della celebrazione del 25 aprile, una testimonianza di uno dei padri della nostra Repubblica. 

Scriveva Alcide De Gasperi nel 1943:

Vero è che il funzionamento della democrazia economica esige disinteresse, come quello della democrazia politica suppone la virtù del carattere. 
L’opera di rinnovamento fallirà, se in tutte le categorie, in tutti i centri non sorgeranno degli uomini – oggi diremmo delle persone – disinteressati pronti a faticare e a sacrificarsi per il bene comune.
” 

A noi l’onere e l’onore di preparare nel modo migliore l’Italia di domani.

Il Piano ha tre obiettivi principali.

Il primo, con un orizzonte temporale ravvicinato, risiede nel riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica. La pandemia ci ha colpito più dei nostri vicini europei.  Abbiamo raggiunto il numero di quasi 120.000 morti per il Covid-19, a cui si aggiungono i tanti mai registrati.

Nel 2020 il PIL è caduto dell’8,9 per cento, l’occupazione è scesa del 2,8 per cento, ma il crollo delle ore lavorate è stato dell’11 per cento, il che dà la misura della gravità della crisi.

I giovani e le donne hanno sofferto un calo di occupazione molto superiore alla media, particolarmente nel caso dei giovani nella fascia di età 15-24 anni.

Le misure di sostegno all’occupazione e ai redditi dei lavoratori hanno notevolmente attutito l’impatto sociale della pandemia. Tuttavia questo si è sentito soprattutto sulle fasce più deboli della popolazione.

Tra il 2005 e il 2019, il numero di persone sotto la soglia di povertà assoluta è salito dal 3,3 al 7,7 per cento, per poi aumentare a poco meno del 10 per cento nel 2020.

Ancora una volta ad essere particolarmente colpiti sono stati donne e giovani e ancora una volta soprattutto nel Mezzogiorno.

Con una prospettiva più di medio-lungo termine, il Piano affronta alcune debolezze che affliggono la nostra economia e la nostra società da decenni: i perduranti divari territoriali, le disparità di genere, la debole crescita della produttività e il basso investimento in capitale umano e fisico.

Infine, le risorse del Piano contribuiscono a dare impulso a una compiuta transizione ecologica.

Il Piano è articolato in progetti di investimento e riforme.

L’accento sulle riforme è fondamentale. Queste non solo consentono di dare efficacia e rapida attuazione agli stessi investimenti, ma anche di superare le debolezze strutturali che hanno per lungo tempo rallentato la crescita e determinato livelli occupazionali insoddisfacenti, soprattutto per i giovani e le donne.

Le riforme e gli investimenti sono corredati da obiettivi quantitativi e traguardi intermedi e sono organizzate in sei Missioni.

E, per inciso, tutto questo sarà controllabile, come si dice oggi, monitorabile, su una piattaforma elettronica.

I progetti di ciascuna missione mirano ad affrontare tre nodi strutturali del nostro Paese, che costituiscono obiettivi orizzontali dell’intero Piano.

Si tratta di colmare le disparità regionali tra il Mezzogiorno e il Centro Nord, le diseguaglianze di genere e i divari generazionali. Le risorse fornite attraverso il Dispositivo di ripresa e resilienza della UE sono pari a 191,5 miliardi. 

Il Governo ha deciso di stanziare ulteriori 30,6 miliardi per il finanziamento di un Piano nazionale complementare da affiancare al dispositivo europeo.

Questo piano complementare finanzia progetti coerenti con le strategie del PNRR, che tuttavia eccedevano il tetto di risorse ottenibili dal dispositivo europeo.

Il PNRR e il Piano complementare sono stati disegnati in modo integrato: anche i progetti del secondo avranno gli stessi strumenti attuativi.

Sono stati stanziati, inoltre, entro il 2032, ulteriori 26 miliardi da destinare alla realizzazione di opere specifiche. Queste includono

la linea ferroviaria ad Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria – che sarà una vera alta velocità – e l’attraversamento di Vicenza relativo alla linea ad Alta Velocità Milano-Venezia

È poi previsto il reintegro delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione, utilizzate nell’ambito del dispositivo europeo per il potenziamento dei progetti ivi previsti per 15,5 miliardi.

Nel complesso potremo quindi disporre di circa 248 miliardi di euro.

A tali risorse, si aggiungono poi quelle rese disponibili dal programma REACT-EU che, come previsto dalla normativa UE, vengono spese negli anni 2021-2023. Si tratta di altri fondi per ulteriori 13 miliardi. Se si tiene conto solo del piano e del Fondo

Complementare, la quota dei progetti ‘verdi’ è pari al 40 per cento del totale.

Quella dei progetti digitali il 27 per cento, come indicato dalle regole che abbiamo tutti insieme deciso in Europa.

Il Piano destina 82 miliardi al Mezzogiorno su 206 miliardi ripartibili secondo il criterio del territorio, per una quota dunque del 40 per cento.

C’è una forte attenzione all’inclusione di genere e al sostegno per i giovani. 

Il Piano ha effetti significativi sulle principali variabili economiche.

Nel 2026 il PIL sarà di circa 3,6 punti percentuali superiore rispetto a uno scenario di riferimento che non tiene conto dell’attuazione del Piano.

Ne beneficia anche l’occupazione che sarà più elevata, di 3,2 punti percentuali rispetto allo scenario base nel triennio 2024-2026. Queste stime ipotizzano un’elevata efficienza degli investimenti pubblici effettuati, ma non quantificano l’ulteriore impulso che potrà derivare dalle riforme previste dal Piano e per quanto riguarda l’occupazione femminile e giovanile non tiene conto della clausola di condizionalità trasversale a tutto il Piano. L’accelerazione della crescita può essere superiore a quanto riportato nel piano se riusciamo ad attuare riforme efficaci e mirate a migliorare la competitività della nostra economia.

Il governo del Piano, quella che altri chiamano governance, è strutturato su diversi livelli.

L’attuazione delle iniziative e delle riforme, nonché la gestione delle risorse finanziarie, sono responsabilità dei Ministeri e delle autorità locali, che sono chiamate a uno straordinario impegno in termini di organizzazione, programmazione e gestione.

Le funzioni di monitoraggio, controllo e rendicontazione e i contatti con la Commissione Europea sono affidati al Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Infine, è prevista una cabina di regia presso la Presidenza del Consiglio, con il compito tra l’altro di interloquire con le amministrazioni responsabili in caso di riscontrate criticità nell’attuazione del Piano.

Voglio sottolineare l’importante ruolo svolto da Regioni ed Enti locali nell’ambito dell’attuazione del Piano. Sono infatti responsabili della realizzazione di quasi 90 miliardi di investimenti, circa il 40 percento del totale, in particolare con riferimento alla transizione ecologica, all’inclusione e coesione sociale e alla salute.


Il Piano si inserisce all’interno del programma 

Next Generation EU (NGEU), il pacchetto da 750 miliardi di euro concordato dall’Unione Europea in risposta alla crisi pandemica.


Il Piano italiano prevede investimenti pari a 191,5 miliardi di euro,

finanziati attraverso il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, lo strumento chiave del NGEU.


Ulteriori 30,6 miliardi sono parte di un Fondo complementare,

finanziato attraverso lo scostamento pluriennale di bilancio approvato nel Consiglio dei ministri del 15 aprile.


Il totale degli investimenti previsti è pertanto di 222,1 miliardi di euro.

Il Piano include inoltre un corposo pacchetto di riforme, che toccano, tra gli altri, gli ambiti della pubblica amministrazione, della giustizia, della semplificazione normativa e della concorrenza.


Si tratta di un intervento epocale, che intende riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica, contribuire a risolvere le debolezze strutturali dell’economia italiana, e accompagnare il Paese su un percorso di transizione ecologica e ambientale. 


Il Piano ha come principali beneficiari
  • le donne, 
  • i giovani e
  • il Mezzogiorno e contribuisce in modo sostanziale a favorire l’inclusione sociale e a ridurre i divari territoriali.
Nel complesso,
  • il 27 per cento del Piano è dedicato alla digitalizzazione,
  • il 40 per cento agli investimenti per il contrasto al cambiamento climatico,
  • e più del 10 per cento alla coesione sociale. 
Il Piano si organizza lungo sei missioni.
La prima missione,
“Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura”, stanzia complessivamente 49,2 miliardi 
  • di cui 40,7 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e
  • 8,5 miliardi dal Fondo.
I suoi obiettivi sono
  • promuovere la trasformazione digitale del Paese,
  • sostenere l’innovazione del sistema produttivo, e
  • investire in due settori chiave per l’Italia, turismo e cultura. 
Gli investimenti previsti nel piano assicurano la fornitura di banda ultra-larga e connessioni veloci in tutto il Paese. 

In particolare, portano

  • la connettività a 1 Gbps in rete fissa a circa 8,5 milioni di famiglie
  • e a 9.000 edifici scolastici che ancora ne sono privi,
  • e assicurano connettività adeguata ai 12.000 punti di erogazione del Servizio Sanitario Nazionale.  
  • Viene avviato anche un Piano Italia 5G per il potenziamento della connettività mobile in aree a fallimento di mercato.
  • Il Piano prevede incentivi per l’adozione di tecnologie innovative e competenze digitali nel settore privato,
  • e rafforza le infrastrutture digitali della pubblica amministrazione, ad esempio facilitando la migrazione al cloud. 
Per turismo e cultura, sono previsti interventi di valorizzazione dei siti storici e di miglioramento delle strutture turistico-ricettive.  
La seconda missione,
Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica”, stanzia complessivamente 68,6 miliardi 
  • di cui 59,3 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e
  • 9,3 miliardi dal Fondo.

I suoi obiettivi sono
  • migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema economico e
  • assicurare una transizione ambientale equa e inclusiva. 

Il Piano prevede
  • investimenti e riforme per l’economia circolare e la gestione dei rifiuti, per raggiungere target ambiziosi come il 65 per cento di riciclo dei rifiuti plastici e il 100 per cento di recupero nel settore tessile.

Il Piano stanzia
  • risorse per il rinnovo del trasporto pubblico locale, con l’acquisto di bus a bassa emissione,
  • e per il rinnovo di parte della flotta di treni per il trasporto regionale con mezzi a propulsione alternativa.
  • Sono previsti corposi incentivi fiscali per incrementare l’efficienza energetica di edifici privati e pubblici. Le misure consentono la ristrutturazione di circa 50.000 edifici l’anno. 
  • Il Governo prevede importanti investimenti nelle fonti di energia rinnovabile e semplifica le procedure di autorizzazione nel settore. 
  • Si sostiene la filiera dell’idrogeno, e in particolare la ricerca di frontiera, la sua produzione e l’uso locale nell’industria e nel trasporto.

Il Piano investe nelle infrastrutture idriche, con l’obiettivo di ridurre le perdite nelle reti per l’acqua potabile del 15 per cento, e nella riduzione del dissesto idrogeologico.

La terza missione,
“Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile”, stanzia complessivamente 31,4 miliardi 
  • di cui 25,1 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e
  • 6,3 miliardi dal Fondo.

Il suo obiettivo primario è

lo sviluppo razionale di un’infrastruttura di trasporto moderna, sostenibile e estesa a tutte le aree del Paese. 


Il Piano prevede un importante investimento nei trasporti ferroviari ad alta velocità.

A regime, vengono consentiti significativi miglioramenti nei tempi di percorrenza, soprattutto nel centro-sud. 
Ad esempio, si risparmierà

  • 1 ora e 30 minuti sulla tratta Napoli-Bari,
  • Sulla tratta Roma -Pescara 1 ora e 20 minuti
  • 1 ora sulla tratta Palermo-Catania. 
Il Governo investe inoltre nella modernizzazione e il potenziamento delle 
  • linee ferroviarie regionali,
  • sul sistema portuale e
  • nella digitalizzazione della catena logistica. 
La quarta missione,
“Istruzione e Ricerca”, stanzia complessivamente 31,9 miliardi di euro –
  • di cui 30,9 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e
  • 1 miliardo dal Fondo.
Il suo obiettivo è
  • rafforzare il sistema educativo,
  • le competenze digitali e tecnico-scientifiche,
  • la ricerca e il trasferimento tecnologico.

Il Piano investe negli asili nido, nelle scuole materne, nei servizi di educazione e cura per l’infanzia. Crea 152.000 posti per i bambini fino a 3 anni e 76.000 per i bambini tra i 3 e i 6 anni.

Il Governo investe nel risanamento strutturale degli edifici scolastici, con l’obiettivo di ristrutturare una superficie complessiva di 2.400.000 metri quadri.

Inoltre, si prevede una riforma dell’orientamento, dei programmi di dottorato e dei corsi di laurea, ad esempio con l’aggiornamento della disciplina dei dottorati e un loro aumento di circa 3.000 unità.

Si sviluppa l’istruzione professionalizzante e si rafforza la filiera della ricerca e del trasferimento tecnologico.

La quinta missione,
“Inclusione e Coesione”, stanzia complessivamente 22,4 miliardi 
  • di cui 19,8 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e
  • 2,6 miliardi dal Fondo.
Il suo obiettivo è
  • facilitare la partecipazione al mercato del lavoro, anche attraverso la formazione,
  • rafforzare le politiche attive del lavoro e
  • favorire l’inclusione sociale. 

Il Governo investe nello sviluppo dei centri per l’impiego e nell’imprenditorialità femminile, con la creazione di un nuovo Fondo Impresa Donna.

Si rafforzano i servizi sociali e gli interventi per le vulnerabilità, ad esempio con interventi dei Comuni per favorire una vita autonoma alle persone con disabilità.

Sono previsti investimenti infrastrutturali per le Zone Economiche Speciali e interventi di rigenerazione urbana per le periferie delle città metropolitane. 

La sesta missione,
Salute”, stanzia complessivamente 18,5 miliardi, di cui
  • 15,6 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e
  • 2,9 miliardi dal Fondo.
Il suo obiettivo è
  • rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio,
  • modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario e
  • garantire equità di accesso alle cure. 


Il Piano investe nell’assistenza di prossimità diffusa sul territorio e attiva 1.288 Case di comunità e 381 Ospedali di comunità.
Si potenzia l’assistenza domiciliare per raggiungere il 10 per cento della popolazione con più di 65 anni, la telemedicina e l’assistenza remota, con l’attivazione di 602 Centrali Operative Territoriali.
Il Governo investe nell’aggiornamento del parco tecnologico e delle attrezzatture per diagnosi e cura, con l’acquisto di 3.133 nuove grandi attrezzature, e nelle infrastrutture ospedaliere, ad esempio con interventi di adeguamento antisismico. 
Il Piano rafforza l’infrastruttura tecnologica per la raccolta, l’elaborazione e l’analisi dei dati, inclusa la diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico.

Il Piano prevede un ambizioso programma di riforme, per facilitare la sua attuazione e contribuire alla modernizzazione del Paese e all’attrazione degli investimenti.
  • La riforma della Pubblica Amministrazione affronta i problemi dell’assenza di ricambio generazionale, di scarso investimento sul capitale umano e di bassa digitalizzazione.
  • Il Piano prevede investimenti in una piattaforma unica di reclutamento, in corsi di formazione per il personale e nel rafforzamento e monitoraggio della capacità amministrativa. 
  • La riforma della giustizia interviene sull’eccessiva durata dei processi e intende ridurre il forte peso degli arretrati giudiziari.
  • Il Piano prevede assunzioni mirate e temporanee per eliminare il carico di casi pendenti e rafforza l’Ufficio del Processo.
  • Sono previsti interventi di revisione del quadro normativo e procedurale, ad esempio un aumento del ricorso a procedure di mediazione e interventi di semplificazione sui diversi gradi del processo.
  • Il Piano prevede inoltre interventi di semplificazione per la concessione di permessi e autorizzazioni, e sul codice degli appalti per garantire attuazione e massimo impatto agli investimenti.
  • Il Piano include anche riforme a tutela della concorrenza come strumento di coesione sociale e crescita economica. I tempi di queste riforme, che vanno dai servizi pubblici locali a energia elettrica e gas, sono stati pensati tenendo conto delle attuali condizioni dovute alla pandemia.
Il PNRR avrà un impatto significativo sulla crescita economica e della produttività. 


Il Governo prevede che nel 2026 il Pil sarà di 3,6 punti percentuali più alto rispetto allo scenario di base.

Nell’ultimo triennio dell’orizzonte temporale (2024-2026), l’occupazione sarà più alta di 3,2 punti percentuali


Il Piano destina 82 miliardi al Mezzogiorno su 206 miliardi ripartibili secondo il criterio del territorio, per una quota dunque del 40 per cento


In particolare, gli investimenti nelle infrastrutture e nella mobilità sostenibile al sud sono pari 14,5 miliardi, il 53 per cento del totale, e intervengono sull’alta velocità, sul sistema portuale e sulla viabilità nell’Italia interna.


Sono stanziati 8,8 miliardi per interventi di inclusione e coesione al sud, pari al 39 per cento del totale,

e 14,6 miliardi per misure nell’istruzione e la ricerca, pari al 46 per cento.


Questi includono la creazione di nuovi asili, un incremento delle infrastrutture sociali, e politiche per il lavoro.
Il PNRR contribuisce a ridurre il divario tra il Mezzogiorno e il resto del Paese. 
L’impatto complessivo del PNRR sul Pil nazionale fino al 2026 è stimato in circa 16 punti percentuali. Per il sud, l’impatto previsto è di circa 24 punti percentuali.

Il Piano prevede inoltre un investimento significativo sui giovani e le donne


Una nuova strategia di politiche per l’infanzia è cruciale per invertire il declino di fecondità e natalità.
I giovani beneficiano dei progetti nei campi dell’istruzione e della ricerca; del ricambio generazionale nella pubblica amministrazione; e del rafforzamento del Servizio Civile Universale.
Per i ragazzi e le ragazze, sono stanziati fondi per l’estensione del tempo pieno scolastico e per il potenziamento delle infrastrutture sportive a scuola
In particolare, è promossa l’attività motoria nella scuola primaria, anche in funzione di contrasto alla dispersione scolastica.


Per quanto riguarda le donne, il Piano prevede misure di sostegno all’imprenditoria femminile e investimenti nelle competenze tecnico-scientifiche delle studentesse


Inoltre, l’ampliamento dell’offerta di asili, il potenziamento della scuola per l’infanzia e il miglioramento dell’assistenza ad anziani e disabili aiuteranno indirettamente le donne, che spesso devono sostenere la maggior parte del carico assistenziale delle famiglie.
Per perseguire le finalità relative alle pari opportunità – generazionali e di genere – il Governo intende inserire per le imprese che parteciperanno ai progetti finanziati dal NGEU previsioni dirette a condizionare l’esecuzione dei progetti all’assunzione di giovani e donne.
I criteri sono definiti tenendo conto dell’oggetto del contratto; della tipologia e della natura del singolo progetto.

La governance del Piano prevede una responsabilità diretta dei ministeri e delle amministrazioni locali per la realizzazione degli investimenti e delle riforme entro i tempi concordati, e per la gestione regolare, corretta ed efficace delle risorse. 
È previsto un ruolo significativo degli enti territoriali, a cui competono investimenti pari a oltre 87 miliardi di euro.
Il Ministero dell’economia e delle finanze monitora e controlla il progresso nell’attuazione di riforme e investimenti e funge da unico punto di contatto con la Commissione Europea.

Presentazione del PNRR Ministro dell’economia Daniele Franco al consiglio dei ministri

Le Consultazioni

Testo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) trasmesso alla Commissione europea

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