Anticorpi monoclonali per SARS-COVID2 alternativa di cura?
Anticorpi monoclonali per SARS-COVID2 alternativa di cura?
Il Ministero della Salute, con decreto del 6 febbraio 2021, al fine di dare un’opzione di cura per i malati affetti da SARS-COVID2 con sintomatologia lieve/moderata, autorizza la temporanea immissione in commercio degli anticorpi monoclonali. Gli anticorpi in questione sono prodotti dall’azienda farmaceutica Eli Lilly e si chiamano Bamlavinab e associazione di Bamlavinab-Etesevimab. Sono stati autorizzati inoltre la combinazione di anticorpi prodotti da Regeneron e Roche, i cui nomi sono Casirivimab-Imdevimab.
Cosa sono gli anticorpi monoclonali?
Essi, rappresentano una classe di farmaci costituiti da immunoglobuline di tipo G, abbreviato IgG, altamente specifiche. Le IgG sono di norma prodotte dall’organismo a seguito di un’infezione, oggi grazie alle biotecnologie possono essere sintetizzate in laboratorio, in vitro o tramite cavie. Sono definite monoclonali perché derivano da un unico clone, perciò, sono identiche tra loro e nascono a partire da una cellula madre chiamata plasmacellula.
Qual è il meccanismo d’azione?
Il meccanismo d’azione si basa sull’ iterazione tra anticorpo e antigene. Le Immunoglobuline di tipo G, naturali o di sintesi, sono costituite da regioni specifiche e grazie a queste, sono in grado di legarsi a porzioni reattive poste sulla superficie di un agente estraneo. Nel caso di SARS COVD2, le IgG si legano a molecole reattive della proteina di superficie chiamata spike, che funge da antigene. Il legame porta alla neutralizzazione del virus. Con questo termine si intende la capacità della IgG di bloccare l’entrata del patogeno nella cellula, neutralizzando i meccanismi che lo portano a infettarla e renderla un serbatoio per la sintesi di altri virioni.
Da cosa dipende l’efficacia?
L’efficacia degli anticorpi dipende dalla specificità dei loro siti di azione, ma non solo, essa dipende anche dalla quantità di carica virale presente nel paziente infetto. Minore sarà questa, maggiore sarà la capacità dell’anticorpo di neutralizzare il virus e bloccare l’infezione. Viceversa, maggiore sarà la carica virale, minore sarà la possibilità dell’immunoglobulina di circondare, neutralizzare il virus e bloccare l’infezione.
A che punto è la sperimentazione?
Per quanto riguarda Bamlavinab fiale da 700mg/20ml, gli studi in fase 1 / 2, dicono che, utilizzato da solo entro il decimo giorno dall’esito positivo del test molecolare, può ridurre la carica virale e l’incidenza di ospedalizzazione. Questi risultati sono ancora più evidenti, negli studi di fase 2 / 3, quando viene utilizzata l’associazione Bamlavinab-Etesevimab 700mg-1400mg/20ml. La percentuale di ospedalizzazione diminuisce del 70% per pazienti con sintomi lievi o moderati, di età superiore ai 65 anni e Indice di Massa Corporea maggiore (IMG) di 35, oppure nei pazienti adulti o adolescenti dal dodicesimo anno di età, con peso corporeo superiore ai 40 Kg. I risultati sono visibili già dal secondo giorno di trattamento.
Per quanto riguarda Regeneron e Roche, i due anticorpi possono essere somministrati con dose 1200mg / 1200mg, sempre ai pazienti con sintomi lievi e moderati come i due casi precedenti. Essi però hanno la capacità di legarsi in regioni diverse della proteina spike e questo sembrerebbe, secondo quanto dichiarato dalle due aziende, non solo assicurare una maggiore efficacia del trattamento ma anche una maggiore protezione dalle varianti.
A chi è rivolto l’utilizzo dei monoclonali?
La tabella mostra le categorie a cui si rivolge la cura.
Adolescenti tra i 12 e i 17 anni con peso superiore ai 40 Kg | Adulti di età superiore ai 65 anni |
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Effetti collaterali.
Come tutti i farmaci anche gli anticorpi monoclonali non sono esenti da effetti collaterali.
Nei pazienti trattati potrebbe verificarsi: febbre, mal di testa, nausea, vomito, brividi, senso di spossatezza. Sintomi che si risolvono entro 48 ore dall’inoculazione.
I vaccini e gli anticorpi monoclonali sono la stessa cosa?
No, i vaccini conferiscono quella che viene definita immunità attiva. Ovvero l’organismo a seguito dell’esposizione al vaccino sì attiva a produrre anticorpi specifici contro di esso. Il vaccino infatti rappresenta l’agente patogeno verso cui veniamo esposti in maniera artificiale e verso cui impariamo a difenderci.
Gli anticorpi monoclonali fanno parte dell’immunità passiva, cioè dall’esterno, tramite iniezione, diamo all’organismo gli anticorpi specifici che supporteranno il sistema immunitario contro la lotta verso il patogeno.
Conclusioni
Se da un lato l’utilizzo degli anticorpi potrebbe ridurre le complicazioni della malattia e il relativo carico a livello del sistema sanitario, diminuendo il numero di ospedalizzazioni. Dall’altro questa opzione di cura risulta essere molto selettiva e per questo poco utilizzabile.
Ad oggi, inoltre, il costo elevato ne limita fortemente l’utilizzo.
https://www.covid19.lilly.com/bam-ete/hcp
https://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/2775647
Dottoressa in Farmacia Immacolata Soriano