La spesa in lockdown – Le tenebre del Mes – Diario di una quarantena

La spesa in lockdown – Le tenebre del Mes – Diario di una quarantena

LA SPESA IN LOCKDOWN

Ciao Diario di una quarantena. Dopo un mese di lockdown sono uscita per andare a far spesa. Sensazione stranissima. Devi prima ufficiare al rituale uscita in lockdown perchè sei strettamente super visionata dai controlli esterni:

  • Preparo guanti e mascherina, obbligatori in Calabria;
  • Preparo autocertificazione;
  • Mi bardo come se stessi andando a compiere “mission impossible” e il virus non mi deve riconoscere.

Jeans, camicia nera, piumino, scarpe basse sportive nere. Nel vestirmi, non ho cambiato nulla, il nero rimane il mio colore preferito. Mi trucco in viso, un filo di cipria nude, un pò di colore nude sulle  palpebre, contorno l’occhio con matita kajal nera, dipingo le ciglia con il mascara. Tristemente niente rossetto, sporca la mascherina, niente fondotinta e pensare che mesi fà, non era assolutamente concepibile  per me, uscire senza fondotinta. Tutto dev’essere semplice, pratico, veloce, devo stare attenta che ciò che mi circonda, non deve entrare a contatto con le persone, dev’essere lavabile, o usa e getta. Ormai dopo un mese che resto a casa, sono “abituata” al mio mondo, ovattato dai profumi e abitudini; questo nuovo modo di uscire e  di imporre a me stessa una serie di inclusioni al mio status per via di forze esterne, mi dà fastidio, è una presenza forzata alla libertà individuale.

E’ come se avessi un gendarme alla porta che ti aspetta e ti controlla.

Riesco in me stessa a passare l’uscio di casa, esco dal portone, il sole è tiepido,  batte sulla scocca dell’auto dando la rifrazione a specchio. Finalmente, caro Diario, sono in auto. Io vivo la maggior parte della giornata con la mia “Principessa”, dalle ore di lavoro, al tempo che dedico per la mia vita Solo guardarla è un’emozione stupenda. Apro lo sportello, mi scontro con il calore che ha riscaldato il cruscotto e la pelle degli interni, mi avvolgono con i loro odore, mi siedo e mi ritorna in mente quella sensazione che ho scelto quando avevo 16 anni, voler guidare per essere libera, indipendente, non è mai cambiata. Inserisco la chiave, collego il cellulare, accendo l’aria per raffreddare l’interno, premo il pulsante di accensione, si avvia un pò goffamente, i giorni di lockdown, anche la mia bella “Principessa”, li sta condividendo con me! La lascio ferma col motore acceso, per ascoltarla, certo non è più come prima, ora devo controllare la voglia di prendere la mia auto ed essere libera di poter raggiungere un posto, un luogo, una persona che desidero vedere, ora accanto, poggiata sul sedile passeggero ho la mascherina e i guanti e ad accompagnarmi l’autocertificazione.

Che dirti Diario, ho sentito che, il concetto di libertà, può assumere una caratura più alta, quando viene limitato.

Inserisco la marcia e percorro il tragitto piano, ascoltando il rumore delle gomme sull’asfalto che adoro. E’ un fruscio di gomma che si differenzia secondo la strada su cui aderiscono. In lontananza, a sirene spiegate i carabinieri, davanti me altre macchine, ci accostiamo tutte sulla destra, sorpassano quasi volando, in questo periodo la loro vita è cambiata, il rischio è triplicato, chissà dove andavano! Avvicinandomi al centro urbano, uno strano silenzio avvolge, ma non è un silenzio dovuto all’assenza, è un silenzio che comprime l’esistenza del sistema, protagonista assoluta delle abitudini che ci circondano! Ora, siamo in quella fase in cui, dobbiamo capire che, quel continuo modo di fare di un tempo “passato”, ma non lontano, per via della parola “tempo”, è riportato alla parola “passato”. Può essere cambiato da un lento spostamento dell’asse su cui ruotiamo. Prima che il mondo lo comprenda passeranno molte fasi! Ci saranno contrasti, perchè la società vuole nuovamente tutto come prima, poi si accetterà che il nuovo è un’opportunità al presente e solo allora la parola “presente”, farà parte del sistema.

Arrivata al supermercato, prima di scendere dalla macchina, indosso guanti e mascherina per entrare.

Prendo il carrello, mi rendo conto che, anche le abitudini di accoglienza al cliente sono variate. C’è un nastro rosso che divide il corridoio in entrata e in uscita, in modo da tenere distanti le persone. Per fortuna non c’è fila all’esterno, quindi entro facilmente. Mi ricordo aver visto in tv le file chilometriche di gente che aspettano distanziate, sono fortunata! Entrando al supermercato, mi sovviene un ricordo abituale che mi lascia attonita, mi aspettavo di vedere le pile di bancali stracolme di merce dopo le festività, perchè tutto dev’essere abbondante, non deve finire, ma mi rendo conto che non ci sono. Il passo è libero, puoi fare la spesa anche con una certa tranquillità, al banco salumi non c’è quella solita interminabile fila che ogni volta mi fa desistere dall’acquisto. Trovare me tra la confusione è come trovare l’ago nel pagliaio.

E’ tutto un limite con le dovute distanze, tutto ha un perimetro a strisce rosse.

I prodotti a scaffale sono presenti, ciò che prima era in abbondanza, ora è presente nella giusta proporzione. La parte triste è vedere realmente ciò di cui parlano in televisione, manca il banco pescheria, il luccichio argenteo del pesce non c’è, è fermo, le barche e i piccoli gusci, sono ormeggiati! Compro tutto doppio per evitare di uscire, osservo il comportamento di ciascuno di noi, spontaneamente ci distanziamo. Mentre prima del coronavirus, ci ammassavamo a chi prende per prima, ora aspettiamo l’uscita dell’altro dalla corsia per poter entrare. Su alcuni bancali sono appoggiati i sacchi da 5/10 chili di farina, proporzioni di peso che prima, caro diario, come racconto in “Il tuo quaderno di cucina”, li vivevo con papà recandomi al mulino.

Controllo il mio pizzino di carta in cui ho scritto la lista. C’è tutto! Davanti le casse è presente il distributore per sanificare i guanti. Le cassiere sono gentili, non hanno quell’aria tra l’incavolato e lo scocciato di un tempo, tant’è che ho pensato che, l’aria del virus ci porta la sindrome della gentilezza. Vuoi vedere che anzichè litigare possiamo anche essere civili per sbaglio? Metto tutto nel carrello, pago e vado via. Ho fatto la spesa! Senza ansia! Raggiungo la macchina e metto in busta tutto ciò che ho comprato, accanto me ci sono due uomini che parlano di politica, per un attimo ho pensato si fossero messi accanto perchè sapevano che questi argomenti mi piacciono, mentre imbusto li ascolto e così mi faccio compagnia, sentendo i discorsi di torto e ragione tra regione e governo. Poi entro in macchina e via a casa! Io a casa! Io quella che prende la macchina e soltanto perchè ama le ruote non torna prima di sera! Caro Diario in quel momento ho detto a me stessa che potranno togliermi e cambiare tutto, ma io e la mia “Principessa” i 180 km orari li toccheremo sempre!

A casa la spesa ha riempito il frigo, ho trovato un pò di tutto.

La spesa è un budget importante in questo periodo, bisogna bilanciarlo tra le offerte da volantino. I soldi non sono tanti. Lo stato ultimamente ha erogato per la classe autonoma 600 euro di bonus, una miseria tra i poveri. Dopo anni di contributi e tasse, in emergenza sanitaria 600 euro è davvero vergognoso! Per non dire del tempo che c’è voluto per avere questi soldi! Da Marzo in cui è stato emesso il decreto, ad oggi, 17 Aprile 2020. Soldi nostri, del popolo. Se ascolti la gente, sembra che, i politici abbiano fatto un favore ad una parte del popolo, quella più sottomessa al tributo! Naturalmente bisognerebbe far capire al popolo che, non è un favore, ma è un diritto, e che ci spetterebbe molto di più. Ad oggi non ho visto un politico tagliarsi lo stipendio! Anzi fanno i vaghi.

Queste settimane sono state alquanto coinvolgenti. 

Pasqua e Pasquetta chiusi in casa con gli elicotteri che ronzano sulla testa, direi coivolgente! Se non da libro con titolo; “Storie di un virus e il suo controllore”. Avremo un lockdown fino al 3 Maggio, riapriranno le libreria e i negozi per la vendita di vestiti per bambini e neonati, ripartono le attività produttive silvicoltura e industria del legno. E’ stata nominata una task force che si occuperà della fase 2. Che cos’è? E chi sono? Semplice, per poter riprendere il sistema economico sociale graduatamene e non vi sia uno shock e un impatto sociale drastico, bisogna elaborare dei modelli sociali e di organizzazione al lavoro che rispettino le misure di contenimento che l’emergenza ha causato e che ci ritroveremo nel medio lungo temine. Ti ricordi prima quando ti ho detto del lento spostamento dell’asse su cui ruotiamo, ecco quello, ci studiano e poi prendono le decisioni!

LE TENEBRE DEL MES

In funzione di tutto ciò, quando il presidente del consiglio Conte, inizierà a parlare di Mes! Ah no no! Scusa mi ero dimenticata volutamente! Porca miseria come sono arrivata col pensiero fin qui? Bah casualità! Le misure di cui decide la task force, sono anche in funzione della politica economica dell’unione europea, che il nostro governo deve accettare o non accettare! Ora ti racconto.

C’è stato lo sfodero della spada del nostro beneamato presidente del consiglio, all’insorgere delle opposizioni nella tarda notte del 09 Aprile. Nella “tenebra notte” in cui si batteva la notizia di un accordo da parte dell’eurogruppo di un pacchetto per finanziare il sistema sanitario e la liquidità alle imprese. Insomma un mes chiamato con un’altro nome e mentre Germania e Olanda brindavano,

il popolo del web insorge al Presidente del consiglio e i suoi ministri al grido:

“Traditore hai accettato il MES”.

In realtà, la manifestazione di malcontento alla decisione dell’eurogruppo, è per l’Italia la rivoluzione intrinseca a ciò che il popolo subì negli anni della crisi economica dal 2000 ad oggi. Crisi in cui il popolo si ritrovò azzerato in tutto: risparmio – lavoro – pensioni – 

Oggi la generazione di coloro che hanno 40 anni, cerca di risalire l’aspra montagna fatta di roccia argillosa. Alla prima mossa falsa cadi nel precipizio, per via della sottomissione alle regole Europe.

Questo è ciò che è avvenuto quando il governo Berlusconi vende l’Italia all’Unione Europea, sotto forma di MES nel 2011. L’attuazione della politica austera arriva nelle mani del governo tecnico con a capo Mario Monti, dal 2011 al 2013 . Il popolo scivola lungo il precipizio. Tutto ciò in funzione del fatto che, l’Italia è stata data in mano a qualcosa che si chiama Unione Europea e che oggi mi trova orgogliosa a NON averla scelta! Ne sono purtroppo succube, ma altrettanto combattente all’indipendenza di un “Italia libera”! 

Quindi, caro diario, continuo il racconto e ti pongo all’ascolto di quello che è il “passato” , ciò che prima ti ho descritto come condizionato del “tempo”.

La riduzione del prodotto interno lordo iniziò dal 2006 con la crisi immobiliare americana, il fallimento delle grandi banche e multinazionali americane, portò una recessione globalizzata, che, per via ovvia, implicò un inasprimento delle condizioni economiche e sociali degli stati. In parole semplici, non circolando soldi, lo stato aumenta le tasse, questo si riversa sugli investimenti delle medie e grandi imprese che si ritrovano a sopportare costi esosi, tra cui il costo del lavoro, con una notevole riduzione della domanda di mercato, ma ponendo in essere un’offerta alta. Le stesse industrie, per sostenere i costi, ammortizzano sul costo del lavoro, creando il fenomeno della disoccupazione che in Italia – Grecia – Spagna, quindi i paesi del sud dell’unione europea, si diffonde a macchia capillare, ma nei paesi del nord europa come Germania – Francia – viene arginata in breve tempo. (Non mi spiego, dopo aver letto tanto, come abbiano i paesi del nord europa, magicamente tessuto il sistema economico, rimbalzando la retrocessione con ottimi risultati! Secondo le teorie si parla di didascalie come: capienza minima di deficit accumulato, Pil ricostruito nel breve periodo, partecipazione al fondo MES. Io parlerei del fatto che l’unione europea trova la visione nei fondatori dei paesi del nord europa, in funzione di questo vi sia una specie di manipolazione agli intenti di dominio su alcuni stati, caso vuole che la Grecia più che essere aiutata è stata sottomessa al volere di Bruxelles).

Dobbiamo fare un passo indietro nel tempo.

Il potere d’acquisto della nuova moneta, entrante in Italia nel 2000, l’Euro, con valore di cambio di 1936.27, prometteva un auspico e aulico valore macro e micro economico. In realtà negli anni successivi, il valore della vecchia moneta italiana “Lira”, fù rimpianta dal popolo, e non solo, ma anche da chi aveva votato perchè fossimo in unione europea tutti con la stessa moneta, pensando secondo me che, la casa in Francia, costasse meno della casa in Germania, la così detta società borghese. Nel confronto, in termini di potere di acquisto, ci si rese conto che qualcuno in quegli anni ci aveva presi in giro raccontandoci che, con l’euro, non sarebbe cambiato nulla, anzi, che avremmo avuto un potere d’acquisto maggiore rispetto all’attuale moneta svalutata sui mercati, e ne avremmo guadagnato. Quindi il popolo, ingannato come sempre dalle parole saccenti e dalla FIDUCIA data all’uomo politico, abbocca all’euro, ma i fatti lo riportano alla triste realtà da combattere giornalmente.

Ci raccontarono che un chilo di pane, che costava 1500 lire, l’avremmo comprato neppure con un euro pieno, perchè valeva di più  e che saremmo potuti andare in America in vacanza, perchè costava di meno, visto che l’euro valeva di più del dollaro! Puoi immaginare la felicità del popolo. Finché non arrivammo all’era del cambio nel 2000! Per magia tutto restò invariato… tranne i prezzi sugli scaffali, che incrementano il PIL, rimasero gli stessi, ma con un potere di acquisto dell’euro inferiore. Un chilo di pane che prima costava 1500 lire, ora lo dovevi compare con 2.00 euro. Quindi partì tra il popolo la “coscienza al costo” e sugli scontrini che, nel 2000 venivano stampati con l’importo in euro e in lire, si notò che, facendo un calcolo, al valore di 1936.27 x 2.00 = 3 872.54 lire, quindi costava tutto il doppio e gli stipendi erano gli stessi, coloro che prima guadagnavano 1800.000 MilaLire, oggi hanno un potere di acquisto pari a 900.000 Lire. In compenso nel corso degli anni e la crisi avvenuta, per poter pagare i debiti che avevamo fatto con l’unione europa per via del fondo salva stati, MES, e salvarci dalla retrocessione, le tasse aumentarono graduatamene, l’europa variava le condizioni di accesso e tassi d’interesse al fondo, non solo, più questa politica variava, più in Italia il popolo veniva messo in povertà.

La politica austera di innalzamento graduale delle tasse, portò le  industrie ai  licenziamenti e cassa integrazione.

Gli ammortizzatori sociali,  non ebbero un potere determinante per arginare la povertà, tanto più che le condizioni per accedere alla domanda di disoccupazione, erano davvero improponibili rispetto all’offerta di lavoro. Il popolo toccò e a tutt’oggi tocca, la soglia della povertà. Si verificano i casi di impoverimento in numero esponenziale: il fallimento economico per grandi medi e piccoli imprenditori, tra il popolo la mancanza di moneta e la privazione alla dignità personale, portano a numerosi suicidi, atti di isterismo, violenza domestica. Quando l’Unione Europea con Mario Draghi decise di aiutare i paesi in recessione attuando la politica di un fondo salva stati MES, si dimenticò di spiegare agli italiani che dovevano restituire i soldi a tassi d’interesse fissi e variabili, dimenticò di dire che quei tassi avevano e avrebbero avuto un’austerità sulla popolazione e l’impoverimento della stessa. L’approvazione del Mes nel 2012 con il governo tecnico di Mario Monti fù la scelta della legislatura del governo Berlusconi, Ma fù anche la scelta dei governi precedenti che favoreggiarono l’europa unita.

Oggi, con grande orgoglio caro Diario, mi sento fiera di non aver mai votato e di non essere mai stata partecipe a questa unione che ha portato il salasso italiano!

In quegli anni di forte dominanza politica, gli italiani pensavano a racimolare beni materiali per poter affrontare un futuro incerto, erano gli anni in cui si gridava di voler spostare la capitale a Milano ampliandola sempre più e decentrando l’economia, di un ipotetico futuro risanato, all’estremo nord, confinante con l’Unione Europea. Furono gli anni in cui il sud Italia trascinò la sua recessione, dimenticato dalla Stato! La gente del sud era emarginata dal grido “Terroni ladri”. Ma nonostante questo, oggi al sud, si è fieri di combattere la guerra al coronavirus pur non avendo nulla!

Quindi, caro Presidente del consiglio Conte, divenuto oggi per molte donne il recondito desiderio, è vero Salvini e Meloni avranno gridato nelle tenebre:

MA GLI ABISSI SONO STATI SCAVATI IN GRAN SEGRETO TRA LE GROTTE DELL’UNIONE EUROPEA E DECISI DAI GOVERNI ANTECEDENTI 

E’ dalla fine della seconda guerra mondiale che nasce la dipartita di fondare l’unione europea e dal 2000 che manovrate il popolo, direi che ci siamo francamente rotti le palle e non dobbiamo chiedere il permesso a nessuno se vogliamo uscire dallo strozzinaggio legalizzato e dalla sottomissione a regole che, non sono parte della nostra costituzione. E siccome finchè il popolo potrà esserci, la volontà è sovrana, al grido: “Traditore ci hai venduto approvando il MES”, io rifletterei da politico, non sull’isteria del popolo, come impropriamente menzionata dalla vostra classe politica, ma alla sofferenza che al popolo continuate a voler dare!

ARTICOLO 1 COSTITUZIONE

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Non appartiene all’unione europea!

Caro diario, mi ritrovo nuovamente a cucire la mia bandiera, e come me militiamo in tanti lo stesso desiderio.

A presto!

I Buoni Spesa – Diario di una quarantena

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